Pyeongchang 2018: statistiche

Finite le Olimpiadi è tempo di bilanci, sportivi e non. Dal punto di vista extrasportivo, sicuramente il Cio ha potuto tirare un sospiro di sollievo per un’edizione tutto sommato positiva dei Giochi, in un momento in cui il movimento olimpico, ed in particolare le Olimpiadi invernali, attraversano quella che è certamente una delle crisi più inquietanti della loro storia [1]. L’aspetto più rilevante è, ovviamente, quello geopolitico, con il riavvicinamento, per ora solo sportivo – e vedremo quanto duraturo – tra le due Coree. La messa al bando provvisoria della Russia, poi, ha permesso di ridurre drasticamente, almeno per ora, il numero dei casi di doping registrati ai Giochi, anche se dei quattro atleti esclusi due (tra cui il vincitore della medaglia di bronzo nel doppio misto di curling) facevano parte dei cosiddetti OAR, gli atleti olimpici russi dichiarati ‘puliti’ e atti a partecipare a Pyeongchang [2]. Le due settimane olimpiche peraltro sono state caratterizzate da polemiche continue sulla questione doping, culminate con la discussa reintegrazione del comitato olimpico russo a soli tre giorni dalla cerimonia di chiusura [3].
Dal punto di vista sportivo, invece, quali bilanci si possono trarre? Sembra innegabile che dal punto di vista delle medaglie le vincitrici di questi Giochi siano la Norvegia e, in misura minore, la Germania, le nazioni che hanno beneficiato di più della messa al bando russa, in discipline come il biathlon o lo sci di fondo [4]. Con 14 titoli olimpici ciascuna, entrambe le nazioni hanno eguagliato il record di medaglie d’oro in una sola Olimpiade, detenuto dal Canada e ottenuto nel 2010. La Norvegia ha inoltre stabilito il record di medaglie totali vinte in un’edizione (39), migliorando di ben 13 medaglie il proprio record precedente, che risaliva a Lillehammer 1994. Oltre alle due menzionate, le altre due nazioni ‘vincitrici’ di questi Giochi possono essere considerate le due asiatiche, Corea del Sud e Giappone, che hanno entrambe migliorato di 3 medaglie il loro record precedente ai Giochi invernali. Le uniche altre nazioni ad essersi migliorate sono il Canada nel numero totale di medaglie (29) e, nel numero di ori (5), la Francia, che ha beneficiato dell’apice della forma del suo atleta di punta Martin Fourcade e della squadra di biathlon in generale, oltre a nazioni ‘minori’ dal punto di vista degli sport invernali, come la Gran Bretagna, la Spagna o la Nuova Zelanda. La tabella qui sotto indica il precedente record ottenuto da ognuna delle nazioni medagliate a Pyeongchang per quanto riguarda le medaglie totali e il numero di ori, e le medaglie – totali e d’oro – ottenute a questa edizione (in verde, se il record è stato migliorato, e in rosso se il risultato è inferiore).

Norvegia
26 (1994)
13 (2002)
39
14
Germania
36 (2002)
12 (1998, 2002)
31
14
Canada
26 (2010)
14 (2010)
29
11
Usa
37 (2010)
10 (2002)
23
9
Paesi Bassi
24 (2014)
8 (2014)
20
8
Corea del Sud
14 (2010)
6 (2006, 2010)
17
5
Russia
29 (2014)
11 (1994, 2014)
17
2
Svizzera
15 (1988)
6 (2010, 2014)
15
5
Francia
15 (2014)
4 (1968, 2002, 2014)
15
5
Svezia
15 (2014)
7 (2006)
14
7
Austria
23 (2006)
9 (2006)
14
5
Giappone
10 (1998)
5 (1998)
13
4
Italia
20 (1994)
7 (1994)
10
3
Cina
11 (2006, 2010)
5 (2010)
9
1
Rep. Ceca
8 (2014)
2 (2010, 2014)
7
2
Finlandia
13 (1984)
4 (1924, 1984, 1988, 2002)
6
1
Gran Bretagna
4 (1924, 2014)
1 (11 edizioni)
5
1
Bielorussia
6 (2014)
5 (2014)
3
2
Slovacchia
3 (2010)
1 (2010, 2014)
3
1
Australia
3 (2010, 2014)
2 (2002, 2010)
3
0
Polonia
6 (2010, 2014)
4 (2014)
2
1
Slovenia
8 (2014)
2 (2014)
2
0
Spagna
1 (1972, 1992)
1 (1972)
2
0
Nuova Zelanda
1 (1992)
0
2
0
Ungheria
1 (6 edizioni)
0
1
1
Ucraina
2 (1994, 2006, 2014)
1 (1994, 2014)
1
1
Belgio
2 (1948)
1 (1948)
1
0
Kazakistan
3 (1994)
1 (1994)
1
0
Lettonia
4 (2014)
0
1
0
Liechtenstein
4 (1980)
2 (1980)
1
0

Da notare che l’exploit della Norvegia le consente un balzo notevole nel medagliere olimpico (estivo e invernale) di tutti i tempi, dal quattordicesimo al decimo posto, superando nazioni come la Germania Est, l’Australia, l’Ungheria o il Giappone. La tabella che segue indica le prime 15 nazioni nel medagliere olimpico generale per numero di medaglie totali prima e dopo le Olimpiadi di Pyeongchang [5].

1.
Usa
2.804

Usa
2.827
2.
Urss
1.204

Urss
1,204
3.
Germania
961

Germania
992
4.
Gran Bretagna
875

Gran Bretagna
880
5.
Francia
825

Francia
840
6.
Italia
691

Italia
701
7.
Svezia
638

Svezia
652
8.
Cina
599

Cina
608
9.
Russia
554

Russia
571
10.
Germania Est
519

Norvegia
520
11.
Australia
509

Germania Est
519
12.
Ungheria
497

Australia
512
13.
Giappone
484

Canada
501
14.
Norvegia
481

Ungheria
498
15.
Canada
472

Giappone
497
16.
Finlandia
464

Finlandia
470
17.
Paesi Bassi
395

Paesi Bassi
415
18.
Svizzera
330

Svizzera
345
19.
Corea del Sud
320

Corea del Sud
337
20.
Austria
305

Austria
319

Se altre nazioni hanno leggermente ridimensionato il loro bilancio rispetto alle precedenti edizioni, per nessuna si può parlare di vera e propria contro-performance, se non per qualche nazione di seconda fascia, come la Bielorussia (dalle 6 di Soči alle 3 di Pyeongchang), la Slovenia (da 8 a 2) o la Polonia (da 6 a 2). Questo, ovviamente, se si esclude il caso della Russia, le cui prestazioni possono difficilmente essere comparate a quelle di quattro anni fa, e che ha dimezzato le medaglie rispetto a quelle di Soči (già ridotte da 33 a 29 a causa del doping).
Anche dal punto di vista dei paesi medagliati le Olimpiadi di Pyeongchang hanno costituito un record. Sono infatti 30 le nazioni che hanno ottenuto almeno una medaglia, e se nessuna ha ottenuto il suo primo successo a questi Giochi, sono tornate sul podio nazioni che mancavano dal medagliere invernale da diverse edizioni, come il Belgio (dal 1998), la Nuova Zelanda, la Spagna (entrambe dal 1992), il Liechtenstein (dal 1988) e l’Ungheria (dal 1980). La crescita nel numero dei paesi medagliati, tuttavia, non è necessariamente correlato ad una democratizzazione degli sport, in questo caso invernali, ma sembra principalmente dovuta all’aumento del numero di titoli distribuiti. Se le Olimpiadi di Pyeongchang sono state, in effetti, leggermente più ‘democratiche’ di quelle di Soči (con una media di 10,23 medaglie per nazione contro 11,19), nella storia dei Giochi il numero di medaglie totali distribuite è cresciuto assai di più che il numero dei paesi in grado di aggiudicarsele; a titolo di confronto, alle prime Olimpiadi invernali, quelle di Chamonix 1924, vennero distribuite una media di 4,9 medaglie per nazione.
Queste cifre mostrano anche come un mero conteggio delle medaglie ottenute da una nazione ad una singola edizione dei Giochi sia scarsamente significativo. Da una parte, il numero delle medaglie totali assegnato cambia (e aumenta) ad ogni edizione; la prestazione della Norvegia a Pyeongchang è quindi difficilmente comparabile, in termini assoluti, a quella realizzata a Lillehammer 24 anni fa. Dall’altra, il fatto di assegnare un titolo unicamente ai primi tre atleti in ogni prova è, seppur storicamente e simbolicamente suggestivo, arbitrario e probabilmente poco significativo per stabilire in maniera decisiva il valore sportivo di una nazione. Senza ovviamente voler togliere nulla al prestigio delle medaglie ed al fascino dei rituali olimpici, si può cercare di calcolare in altri modi il successo (o l’insuccesso) di una nazione ai Giochi e, più in generale, lo ‘stato di forma’ sportivo (in questo caso negli sport invernali) dei diversi paesi.
Esistono diversi tipi di calcoli che sono stati proposti per ‘correggere’ il semplice conteggio delle medaglie o degli ori olimpici [6]. Alcuni prendono in considerazione elementi ‘esterni’, correlando ad esempio il numero delle medaglie con la popolazione totale di un paese, con la superficie o con il Pil [7]. Gli scarti tra questi diversi parametri sono però tali da provocare distorsioni enormi e renderli di fatto poco interessanti. A titolo di esempio, calcolando il rapporto tra medaglie vinte e popolazione, il vincitore dei Giochi di Pyeongchang sarebbe, grazie alle sue dimensioni ridotte, il Liechtenstein, che ha vinto una sola medaglia di bronzo; per superarlo, gli Usa avrebbero dovuto vincere più di 8.500 medaglie, e la Cina oltre 36 mila…
Un parametro più interessante, soprattutto per comparare le prestazioni di una singola nazione in diverse Olimpiadi, è quello che i curatori del sito OlympStats [8] chiamano le “medal ops”, o “opportunità di medaglia”, ossia il numero di medaglie che una nazione può aggiudicarsi, che varia per ogni prova (è 1, ad esempio, nell’hockey, ma è 3 nello sci alpino, dove una nazione poteva schierare fino a 4 concorrenti). Secondo questo calcolo, il successo di una nazione corrisponde al numero di medaglie ottenute rispetto a quelle potenziali. Anche in questo caso, la classifica è ovviamente guidata dalla Norvegia, le cui 39 medaglie corrispondono al 14,88% delle “medal ops”, ossia delle medaglie totali che avrebbe potuto vincere a Pyeongchang. Come dicevo, questo tipo di calcolo è particolarmente utile per confrontare le prestazioni nelle diverse edizioni dei Giochi. Esso permette di vedere, ad esempio, che la prestazione della Norvegia a Pyeongchang è stata significativamente migliore di quella della Russia a Soči, che aveva avuto un tasso di successo dell’11,37% (tenendo conto delle 4 medaglie ritirate per doping). Lo schema qui sotto mostra l’evoluzione nella prestazione così calcolata delle prime 15 nazioni del medagliere di Pyeongchang.



Il diagramma mostra chiaramente come la Norvegia e la Germania, e in misura minore la Corea del Sud, abbiano realizzato le prestazioni migliori rispetto a quattro anni fa, mentre è evidente il drastico ridimensionamento della prestazione degli OAR rispetto alla Russia (ma il totale delle medaglie che saranno lasciate a quest’ultima dopo i verdetti sullo scandalo del doping di stato è ancora incerto), e le relative contro-prestazioni di nazioni come gli Usa o i Paesi Bassi.
Un altro parametro che viene spesso considerato per ‘correggere’ il puro calcolo delle medaglie consiste nel considerare i piazzamenti ottenuti da ogni nazione nei primi otto posti in ogni prova. Otto corrisponde infatti al numero dei finalisti in molte competizioni olimpiche (ad esempio nell’atletica o nel nuoto), al numero dei concorrenti che partecipano ai quarti di finale nelle gare ad eliminazione diretta (come negli sport di squadra), e i primi otto sono i concorrenti a cui il Cio consegna un diploma in ogni competizione olimpica; si tratta quindi di un numero che può essere considerato come relativamente significativo. Il diagramma qui sotto mette a confronto il numero di medaglie (in rosso) con il numero di piazzamenti ottenuti tra i primi otto (in giallo) per tutte le nazioni medagliate a Pyeongchang, e permette di ‘rivalutare’ la prestazione di alcune nazioni, come gli Usa (primi a pari merito con la Norvegia per il numero di piazzamenti), il Giappone o l’Italia, e di ‘ridimensionare’ quella di altre, come i Paesi Bassi (quinta come numero di medaglie, ma tredicesima come numero di piazzamenti, ne parlerò qui sotto).



Anche in questo caso, poi, è possibile calcolare il numero dei piazzamenti in relazione alle ‘opportunità di piazzamento’ (ovvero la percentuale di riuscita di ogni nazione sul numero di piazzamenti tra i primi otto possibili) e la sua evoluzione rispetto alla scorsa edizione, rappresentata nel diagramma qui sotto.



Ancora una volta, crescono Norvegia e Germania, anche se in maniera meno spettacolare rispetto al numero delle medaglie, e soprattutto il Canada, che ha quasi raddoppiato (dal 12,5% al 20,8%) il suo tasso di riuscita nei piazzamenti, mentre calano (senza sorprese) la Russia e in maniera minore la Cina e i Paesi Bassi.
Gli ultimi due parametri che si possono prendere in considerazione riguardano, rispettivamente, il livello di specializzazione e l’efficacia delle diverse nazioni ai Giochi. Per misurare il primo, è possibile osservare come sono distribuite le medaglie ottenute da ogni nazione nelle diverse discipline sulle 15 presenti a Pyeongchang.
Dei cinque paesi che hanno ottenuto più di 20 medaglie, i meno specializzati sono gli Stati Uniti, che hanno vinto medaglie in 11 sport su 15 (con una media di 2,09 per sport), mentre i più specializzati sono, prevedibilmente, i Paesi Bassi, che, come si sa, ottengono medaglie solamente negli sport di velocità sul ghiaccio (pattinaggio veloce e short track), con una media di 10 medaglie per sport. Il diagramma qui sotto mostra la distribuzione delle medaglie nei vari sport per tutte le nazioni che ne hanno ottenute almeno 10. Più il ‘blocco’ relativo a un paese è compatto, minore è il grado di specializzazione.




Come si vede, anche tra le nazioni che si trovano ai piani alti della classifica, ve ne sono di altamente specializzate; oltre ai Paesi Bassi, la Norvegia (14 medaglie su 39 ottenute nello sci di fondo), la Russia (8 medaglie su 17 nello sci di fondo) o la Corea del Sud (13 medaglie su 17 tra pattinaggio veloce e short track).
Per misurare quella che chiamo l’efficacia di una nazione alle Olimpiadi, invece, si può calcolare il rapporto tra il numero degli atleti schierati e il numero di medaglie o di piazzamenti ottenuti. La dimensione della delegazione inviata ai Giochi è già in sé un indicatore del ‘valore’ di una nazione, dal momento che la qualificazione alle diverse prove dipende dai risultati ottenuti nei tre anni precedenti (anche se il Cio si riserva la possibilità di introdurre dei correttivi, attraverso un sistema di ‘wild cards’). Il calcolo in questione, quindi, in sostanza conferma o smentisce la gerarchia di valori valutata prima dei Giochi. Il diagramma qui sotto mostra il calcolo del rapporto tra le medaglie (in blu) e i piazzamenti (in verde) ottenuti e il numero di atleti schierati per ognuna delle nazioni medagliate a Pyeongchang.



In questo caso, più il rapporto è piccolo, più una nazione può essere considerata ‘efficace’. I Paesi Bassi, ad esempio, con una delegazione di 33 atleti hanno ottenuto 20 medaglie (una per ogni 1,65 atleti) e esattamente 33 piazzamenti. Naturalmente, queste cifre sono da mettere in correlazione con quanto già osservato riguardo ai Paesi Bassi: una delegazione compatta (al ventiquattresimo posto per dimensione), altamente specializzata in due discipline (29 atleti su 33 gareggiavano nel pattinaggio veloce e/o nello short track) e, a quanto risulta da questi dati, altamente efficace. Dall’altra parte della scala, con una delegazione numericamente identica a quella olandese, l’Ucraina ha ottenuto solo due due piazzamenti tra i primi otto, e il Kazakistan ha raccolto solo una medaglia di bronzo schierando 46 atleti.



[1] Si veda, ad esempio, il dossier Menaces sur les JO d’hiver, le Monde, 9 febbraio 2018.

[2] Russian bobsledder Sergeeva admits to doping at Olympics, The Washington Post, 24 febbraio 2018.

[3] IOC lift Russian Olympic Committee suspension, inside the games, 28 febbraio 2018.


[5] Le cifre sono tratte, adattandole, dalla pagina All-time Olympic Games medal table di Wikipedia, consultata il 31 gennaio e il 28 febbraio 2018.


[7] Calcoli di questo tipo particolarmente accurati per tutte le edizioni delle Olimpiadi sono proposti sul sito Medals per Capita.

[8] The USA performance at PyeongChang – An analysis, OlympStats, 21 febbraio 2018.

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